• Title/Summary/Keyword: Frontiera

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Ritorno attraverso la letteratura (문학을 통한 고향으로의 귀환 - 피에르 안토니오 콰란톳티 감비니(Pier Antonio Quarantotti Gambini)와 트리에스테(Trieste), 그리고 이스트리아(Istria)-)

  • Kim, Hee-Jung
    • Lettere Italiane
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    • no.29
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    • pp.161-187
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    • 2010
  • Per discuteretrattare la problematica concernente un significato intimamente legato a Istria(ora è ilsuolo sloveno ) e a Trieste(ora è il suolo italinao) - quello di ≪frontiera≫, assieme alla ≪cultura e letteratura di frontiera≫ - si dovrebbe fare un'incursione nella storia. In un'altra relazione, analizzando il particolare inserimento di queste città adriatiche nella dinamica fluttuante del rapporto fra centro e provincia nello spazio mitteleuropeo, abbiamo accennato al fatto che, alla fine della prima guerra mondiale, Trieste diventa un centro periferico, situato all'estremo confine orientale d'Italia, in altre parole, una vera e propria ≪città di frontiera≫. E Istria è uno stato dell'Europa centrale confinante ad ovest con l'Italia, percui In Slovenia c'è una comunità autoctona italiana nella parte istriana. Vera "città invisibil" nella topografia del Novecento, Trieste ed Istria ebbero in sorte, negli anni che precedettero la Grande Guerra e la sua (per certi aspetti esizale) annessione all'Italia, un manipolo invidiabile di cantori. Il mito storiografico di una " letteratura triestina" sembrano dovuti, fatte salve le necessarie e risapute considerazioni cronlogiche e ambientali, a una straordinaria intuizione collettva. Più sospettiamo in loro la lucida consapevoleza dell'enorme potenzialità spirituale che scaturisce dalle condizioni materiali: dal determinato assetto di un paesaggio umano, razzi, momenti, e mile compresi. È stato forse proprio Pietro Antonio Gambini a spiegare meglio di chiunque altro questa originalissima configurazione dell'intelligenza e della fantasia in quella Rosa rossa. Il saggio esamina il rapporto di Antonio Gambini con la 'letteratura treistina' e con la movimentata attività letteraria di ≪Solaria≫. Si focalizza l'attenzione con il primo romanzo di Gambini La rosa rossa che rappresenta un omaggio al mondo istriano della sua adolescenza alla base della l'assimilazione di un ambiente cosmopolita a una parlata e a una cultura, nella fattispecie la parlata veneta dei commerci e la cultura.

L'identità e l'ibridità oltre il confine della Mitteleuropa danubiana in Danubio di Claudio Magris (클라우디오 마그리스의 『다뉴브강』에 나타난 다뉴브강 중부유럽의 탈경계적인 정체성과 혼종성)

  • Lee, Seung Su
    • Lettere Italiane
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    • no.36
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    • pp.73-97
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    • 2012
  • Danubio è un 'diario di viaggio' dalle sorgenti del fiume fino al Mare Nero, attraverso città importantissime o paesi, ampi paesaggi, popoli, costumi, letterature e lingue diverse. Un itinerario fra romanzo e saggio che racconta la cultura come esperienza esistenziale e ricostruisce a mosaico le civiltà di Mitteleuropa rintracciandone il profilo nei segni della grande storia e nelle effimere tracce della vita quotidiana. L'idea di Mitteleuropa nasce a meta dell'Ottocento per indicare un spazio politico e soprattutto economico egemonizzato dai tedeschi e dagli ungheresi, che piu tardi diventa il simbolo di programmi nazionalisti tedeschi e che poi diventa una dimensione sovranazionale, qualcoca di comune e sottostante a tutte le diverse nazionalità e culture di tante realtà diverse. La Mitteleuropa 'hinternazionale', oggi idealizzata quale armonia di popoli diversi, è stata una realtà dell'impero absburgico, nella sua ultima stagione, una tolleranzte convivenza comprensibiilmente rimpianta dopo la sua fine, anche per il confronto con la barbarie totalitaria che le è succeduta, fra le due guerre mondiali, nello spazio danubiano. L'arte absburgica di governo non vuole imporre una rigida unità ai vari popoli, bensi lasciarli sussistere e convivere nella loro eterogeneità. Secondo Claudio Magris, il Danubio è il simbolo della frontiera, perché il Danubio è un fiume che passa attraverso tante frontiere, è quindi simbolo della necessità e della difficoltà di attraversare frontiere, non soltanto nazionali, politiche, sociali, ma anche psicologiche, culturali, religiose. La nostra identità è sempre fragile e noi dobbiamo accettare questa fragilità, poiché mutiamo nel tempo. L'identità fatta di mescolanze, di sottrazioni e di elisioni non fosse soltanto il destino degli epigoni danubiani, bensì una condizione storica generale, l'esistenza di ogni individuo. Magris dice che siccome nessun popolo, nessuna cultra come nessun individuo sono privi di colpe storiche, rendersi impietosamente conto dei difetti e delle oscurità di tutti, e di se stessi, può essere una proficua premessa di convivenza civile e tollerante. Magris dice che la letteratura è di perse stessa una frontiera, una soglia, una zona sul limitare e insegna a varcare i limiti, ma consiste nel tracciare dei limiti, senza i quali non puo esistere e nemmeno la tensione a superarli per raggiungere qualcosa di piu alto e di piú umano.